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Vedere oltre! Gli occhi dell’anima

Articolo scritto il 7 Febbraio 2018 nella sezione " … Cogito "

VEDERE OLTRE !  Gli occhi dell’anima

 


Certo che se volessimo riconoscere ed accettare solo quello che vediamo – e vediamo realmente poche cose – di quante cose “vere”  dovremmo privarci! I colori, ad esempio. Mica li distinguiamo tutti! Ne vediamo soltanto una parte, ma non per questo possiamo ignorare quelli che non vediamo.

E’ notorio che riusciamo a vedere il mondo soltanto se c’è luce. La nostra retina, infatti, interagisce unicamente se colpita da vibrazioni, da frequenze  ( … e i colori lo sono!), altrimenti … non identifica. Il limone ci appare giallo, il pino verde, perché emanano luce riflessa: quando questi vengono illuminati trattengono tutti gli altri colori, al di fuori del giallo e del verde. Come per i colori, alcuni visibili ed altri no, mille altre cose rimangono impercettibili all’occhio umano. Avete mai visto … l’aria? No, però esiste, ci circonda, la si respira!

“Ci sono infiniti mondi”, scriveva a suo tempo Giordano Bruno. La Scienza oggi ammette che di tutta la massa calcolata è possibile osservarne soltanto il 5%. Nonostante la sua abissale cecità, il 95% …, la Scienza è scambiata per certezza ed il risibile livello di conoscenza acquisito basta a farle supporre, ad esempio, che il nostro corpo sia tutt’altro che un insieme energetico - elettromagnetico, in cui le differenti parti "vibrano" in un tutto armonico (ogni organo, o insieme di organi, ha una sua specifica vibrazione), pur mantenendo le loro identità energetiche. La realtà è che la Vita, quella vera, fatta di emozione, sogno, eros, canto, semplicità … seguita ad essere, ahimé!,  ammantata dal buio. Non si vede … ma si sente! Continuano a rimanere calati nelle tenebre coscienza, saggezza, voce interiore, visione degli infiniti mondi che mormorano immense verità. Non si vedono … ma se ne avverte la loro prorompente vitalità.
L´uomo nella società dell´immagine, bombardato da immagini, guarda molto ma vede poco.

Eppure, queste risorse immense del nostro animo, benché occultate dall’oscurità, sono a nostra disposizione ed hanno
bisogno dei nostri occhi per attivarsi ed aiutarci. L’anima non ci è nemica, ha a cuore la nostra felicità. Spesso, tra noi e la nostra anima c’è una relazione di scarsa conoscenza: viviamo come due avulsi che non si conoscono e che spesso, durante l’esistenza, imboccano sentieri differenti. Se diamo “occhi all’anima” il nostro sguardo diventa puro e questa trasformazione attenua il dolore, allenta il disagio, sana le ferite. Ci permette di diventare estranei a noi stessi, di trascendere il nostro particolare, le cose futili e limitate di questo mondo (per quanto siano importanti) perché fa leva sulle nostre parti migliori, quelle che rappresentano potenzialità di inestimabile valore. Perché dovremmo stare male se abbiamo tanti di questi tesori che ci abitano? Perché non proiettarne, attraverso il nostro sguardo puro, la loro luce accecante, che da essi si irradia, sulle indigenze che ci tormentano?

Già Plutarco, appena 2000 anni fa, scriveva «Lamentarsi del proprio destino conduce a vedere il mondo come uno specchio che rimanda sempre l’immagine della propria infelicità. È una strada a fondo cieco. Eppure esiste un’alternativa. Come quando siamo abbagliati da una luce intensa e cerchiamo di riposare lo sguardo, fissandolo sulle foglie degli alberi, sui fiori o sull’erba di un prato, così dobbiamo distogliere la nostra attenzione dall’insoddisfazione che impedisce di vedere il nostro essere e dirigerla su ciò che siamo in grado di fare… Bisogna dunque apprendere l’arte di vedere il mondo dal lato giusto». L’anima ci cura. Ha bisogno, però, che i nostri occhi evitino di guardare il mondo incautamente, senza che siano entrati prima in sua sintonia, pena il pensare, ragionare ed operare senza letizia, estasi, piacere e senso della vita. Non siamo fatti per fotocopiare la realtà ma per interpretarla. L´atto della visione non è un atto passivo come quello della macchina fotografica. C´è un di più che non è riducibile alle componenti biologiche, fisiologiche e neurologiche: è la coscienza l´elemento assemblatore che interpreta le immagini e le mette insieme in modo unitario, confrontandosi con il suo vissuto, la sua storia, con le immagini precedenti, con le rappresentazioni mentali. Quando uno dice "vedo" è tutto l´io, tutta la persona che vede.

“Dio non gioca a dadi”, amava ripetere Einstein, per dire che nulla è un caso, come credono la fisica quantica e i suoi seguaci. Quel di più che permette di rendere le immagini che arrivano dall´esterno "visione", è l´anima, cioè quel substrato non materiale, unico dell´uomo, che rende queste operazioni che sarebbero solo meccaniche o elettriche o biochimiche e le fa diventare immagine e stupore. Per questo si parla di vedere con gli occhi dell´anima. Le radici dell´occhio giacciono nel cuore. L´occhio vede a partire dal cuore.


Felice Pironti




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