Un altro che non ha mai lavorato in vita sua...
Articolo scritto il 6 Ottobre 2010 nella sezione " … Cogito "
Un altro che non ha mai lavorato in vita sua... Il prode Gianfranco spesso ispirato dal desiderio infantile di farsi re di un regno non suo. Proprio come i bambini: o il sovrano sono io oppure non gioco più. All`inizio dell`esperienza nel Pdl, egli è rimasto buono e tranquillo nella speranza che il capo supremo lo designasse suo erede. Poi si è accorto che la successione sarebbe andata per le lunghe e allora ha cominciato a (...) scalpitare, preda della cupidigia di potere e della simmetrica delusione di non riuscire ad agguantarlo subito, nonché accecato dalla rabbia per avere ceduto all`inviso tiranno l`orticello di An. Di qui le bizze, le alzate d`ingegno, gli attacchi al Cavaliere, alla Lega, i continui distinguo, le prese di distanza dal programma di governo. Isterismo puro. Frustrazione. Delirio. Nell`impossibilità di salire al trono, Fini ha cercato fuori dal Pdl le soddisfazioni che gli erano state negate all`interno. E le ha trovate nella sinistra, nell`opposizione in genere, sorprendendosi degli applausi che gli tributavano coloro i quali in prececlenza lo avevano snobbato per i trascorsi fascisti. La destra, è noto, dopo essersi ripulita, si è accorta di aver buttato via insieme con l`acqua sporca anche l`orgoglio di minoranza pronta a battersi contro tutti, e ha iniziato a scodinzolare per compiacere i progressisti, aspirando ad ottenerne in cambio la benedizione. I neofascisti soffrivano e soffrono ancora di un complesso di inferiorità rispetto agli excomunisti che, dalla fondazione della Repubblica, si considerano i depositari della cultura. A Fini e ai suoi accoliti non è parso quindi vero di aver avuto l`approvazione del Pd. Non gli è neppure venuto in mente che tale approvazione dipendesse soltanto da motivi strumentali e non da una rivalutazione politica in senso stretto. Figuriamoci. I finiani sono davvero persuasi di essere entrati nel club degli intellettuali. Non si rendono conto di svolgere il ruolo di utili idioti al servizio di una sinistra incapace di battere Berlusconi alle urne e pertanto ben felice di affidare a loro il compito di farlo secco. E loro, molto compresi nella parte degli utili idioti, caricano a testa bassa la coalizione di cui sono espressione, incitati da gli osanna di chi ne sfrutta la vocazione al martirio. Caricano e godono. E più godono più attaccano la maggioranza, contenti di averne in pugno le sorti. Pur di fare un dispetto al Cavaliere e agli alleati che gli restano fedeli, sono disposti a comportarsi come quel marito imbecille che se li taghia per punire la moglie. Peggio. Sono pronti a morire sotto le macerie della loro stessa casa, ignari del fatto che poi non ne avranno più una dove ripararsi. Forse confidano di trovare accoglienza nel pollaio di Casini e Rutelli. Campa cavallo. Tra l`altro, se Fini non è riuscito a convivere con Berlusconi non riuscirà di certo a convivere con i democristiani residuali e con gli ex della Margherita. Il futuro del presidente della Camera è a dir poco nebuloso. Egli è destinato a restare un comprimario, una comparsa, uno dei tanti mestieranti della politica. Comunque un risultato lo può vantare: ha pugnalato alla schiena gli elettori del Popolo della libertà. I quali, avendo ottima memoria, se torneranno a votare tra lui e il Cavaliere non sceglieranno certo il pugnalatore. Ma Fini potrà consolarsi con una gitarella a Montecarlo. Sempre che il fratello della Tulliani gli apra la porta. Estratto dall`articolo "Perchè Fini pugnala alla schiena i suoi elettori" di Vittorio Feltri su IL GIORNALE del 06/08/2010
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