In nome del popolo italiano
Articolo scritto il 12 Gennaio 2012 nella sezione " … Cogito "
C`é un articolo della Costituzione, l`art. 101, che dice una cosa molto semplice, e cioé che "la giustizia viene amministrata in nome del popolo". E, poi, che "i Giudici sono soggetti soltanto alla legge". Chiaro no? Vuol dire che la fonte di legittimazione di uno che ha la toga sulle spalle quando ti persegue in giudizio, quando ti fa arrestare, interrogare, ti manda in galera oppure ti fa scagionare, é tutta nella formula "in nome del popolo italiano". Il potere di legittimazione di quelle che saranno le sue insindacabili decisioni non deriva dalla sua cultura, dalla sua carriera, dalle sue amicizie altolocate, dalla sua bravura, dalla sua ars retorica, dalla sua integrità/probità, dalle sue convinzioni politiche ... ma da quella che é da considerarsi l`autorità sovrana per eccellenza: il popolo. Questo vuol dire che il togato non può convincersi di esercitare un potere di vita o di morte su tutti i cittadini. Anche il giudice, il magistrato, l`avvocato, per questo motivo, sono soggetti alla legge. Ben altra cosa é la loro indipendenza, la loro autonomia. Ma, da qui a scivolare nell`arbitrio, a coltivare prese di posizione che sfiorano l`onnipotenza ... ce ne vuole. Ma qual è la legge cui debbono assoggettarsi? Elementare, direbbe qualcuno. Quella che promana da chi il popolo ha eletto democraticamente e liberamente come suo rappresentante. Eletto perché a lui è dovuto l`obbligo di fare le leggi e di farle applicare. Sono elementi basilari per la vita di una democrazia. Dal magistrato non mi attendo che si senta investito di una missione impropria che è quella di moralizzare un paese, di fustigarne i costumi, oppure, cosa peggiore, di abbattere un governo democraticamente eletto, di fare comizi in piazza, di decidere se il Parlamento sia storicamente, culturalmente, politicamente, moralmente adeguato a fare le leggi. Se lor signori permettono, questo POTERE spetta a me e lo esercito quando verrò chiamato ad esprimermi nella cabina elettorale. I parlamentari sono tali perché così ha voluto il popolo. Ho detto ... POPOLO. Gli altri sono lì perché hanno vinto un concorso. C`é una bella differenza! Dove sono coloro che si strappano le vesti per salvare lo stato comatoso in cui é sprofondata la nostra democrazia? Davvero credono di darla a bere e di potersi tirare fuori da colpe che sono, essenzialmente, le loro? Vogliamo parlarne?
Felice Pironti
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